“Riteniamo che il Consiglio regionale dovrebbe difendere le proprie prerogative legislative vigilando sull’attuazione delle leggi che approva”. Così Maurizio Acerbo, ex consigliere regionale e membro della direzione di Rifondazione Comunista e Vincenzo Di Nanna, segretario di AGL Abruzzi e legale di Fabrizio Pellegrini, hanno commentato la richiesta di audizione presso le commissioni consiliari competenti in relazione al decreto commissariale che regola la prescrizione della cannabis terapeutica in Abruzzo.
“Quello firmato dal commissario ad acta Luciano D’Alfonso è un decreto che di fatto ostacola l’erogazione dei farmaci a base di cannabis, che è regolata da una legge approvata nel 2014 e talmente all’avanguardia che è stata replicata in altre regioni. Si è scelto invece di percorrere la strada di un provvedimento amministrativo illegittimo, ormai noto in tutta Italia come decreto contra Pellegrinum in quanto esclude, fra l’altro, la possibilità di accesso alle terapie per gli indigenti malati di fibromialgia, la sindrome di cui soffre Pellegrini”, hanno spiegato Acerbo e Di Nanna
“Siamo davanti a un’illegittimità tanto palese che il decreto cerca una sua giustificazione nel comma 3 dell’art. 2 della legge regionale, abrogato però prima dell’entrata in vigore della legge stessa, modificata dunque in totale carenza di potere con un provvedimento che la viola in modo evidente. Sembra assurdo doverlo sottolineare, ma sarebbe il caso che i funzionari facessero i funzionari e il potere legislativo tornasse nelle mani del legislatore”.
“Il commissario-presidente D’Alfonso e l’assessore Paolucci hanno applicato un comma che non è mai entrato in vigore snaturando una legge che ha ricevuto i complimenti di tutta Italia. A pagarne le conseguenze sono i pazienti che per aver accesso a farmaci che gli spetterebbero devono affrontare onerose spese non per tutti accessibili”.